Meno installazioni industriali per le centrali che producono energia da fonte solare rinnovabile. E, invece, più impianti domestici per l’autoconsumo, a servizio di singoli immobili a uso residenziale e non solo. Il mercato del fotovoltaico in Italia sta vivendo una nuova fase di sviluppo, sostenuta dal bonus per le ristrutturazioni (a oggi confermato anche nel 2020 dalla legge di Bilancio) e in attesa del recepimento in Italia delle norme in materia di consumo collettivo e delle comunità energetiche previste dalla direttiva europea 2001/2018/UE.
Il potenziale di crescita del comparto è ancora inespresso: in Italia la tipologia edilizia più diffusa è quella mono, bi, tri e quadri-familiare che include 10 dei 12 milioni di edifici residenziali, a cui si aggiungono due milioni di edifici produttivi e della Pa (dati Istat). Sono quindi 14 milioni i tetti potenzialmente “sfruttabili” per l’installazione del fotovoltaico. E, di contro, poco più di 800mila i casi (fra privati e imprese) in cui, ad oggi, è stato posato un impianto: siamo appena al 7% del potenziale.
Quasi 50mila impianti installati
In questo contesto è nato il portale dell’autoconsumo del Gse che punta a spingere il settore verso un salto di qualità (e quantità) immaginato dallo stesso Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec), che prevede al 2030 un incremento di 2,5 volte l’installato attuale. Lo strumento, che Il Sole 24 Ore ha consultato in anteprima, ha ricevuto un primo feedback positivo da parte delle associazioni di categoria.
La più recente fotografia del fotovoltaico in Italia arriva da un dossier curato da Gse e Rse per conto dell’Agenzia internazionale per l’energia (Iea) e diffuso a fine ottobre: nel 2018 (secondo il dato consolidato, quotidianamente superato nelle proiezioni del portale) sono stati installati 48.225 impianti, per una nuova capacità di circa 440 MW; la potenza cumulativa alla fine dell’anno aveva toccato i 20.108 MW, in media 325 W per abitante. Circa l’81% degli impianti è nel residenziale, quasi tutti nell’ambito dello scambio sul posto.
Perché è più accessibile
Oggi il fotovoltaico è più accessibile rispetto al passato in termini di prezzo e i meccanismi di sostegno continuano a esistere: le detrazioni fiscali al 50% (recupero su Irpef in 10 anni fino a un tetto di spesa di 96mila euro); il superammortamento per le imprese; lo scambio sul posto che valorizza con un ricavo diretto l’energia in surplus immersa in rete fino a una quota pari al consumo e che ha trasformato il consumatore in produttore. C’è poi il nuovo decreto di incentivazione delle fonti rinnovabili, che per il fotovoltaico rappresenta una sorta di sesto Conto energia per gli impianti sopra i 20kW.
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fonte: ilsole24ore
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